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Un saluto a tutti i lettori di Finanzaeinvestimenti.it

Questa settimana volevo parlarvi dell’argomento più trattato attualmente nel nostro Paese. Se ne parla ormai in tv, al telegiornale, sui giornali, al ristorante, sull’autobus, dal parrucchiere: LO SPREAD!

Nonostante riempia le nostre giornate, nonostante ci faccia compagnia a cena, a colazione, a lavoro, nessuno o pochi sanno effettivamente di cosa si tratti effettivamente! E persino tra le fila dei nostri parlamentari, un nutrito gruppo di questi, ignora di cosa parliamo.

Prima di definire  lo spread, il suo funzionamento e le sue implicazioni, forse è utile definire cosa sono i btp, il bund e da dove deriva il rendimento.

Btp e Bund sono titoli di credito, emessi rispettivamente dallo Stato italiano e dallo Stato tedesco, con durata da 3 a 30 anni. Semplificando molto, per capire il funzionamento dei BTP,  possiamo immaginare un qualunque cittadino (investitore) che “presta” una certa somma di  denaro allo Stato per un determinato periodo, che riceve ogni sei mesi gli interessi  e che alla scadenza  entra in possesso della somma prestata. Per molto tempo questi titoli, che rappresentano un credito verso lo stato da parte del cittadino e una parte del  debito che lo Stato ha nei confronti degli investitori, sono stati considerati e definiti titoli “FREE RISK” , ossia privi di rischio e quindi totalmente sicuri su cui si investiva ad occhi chiusi e accettando rendimenti anche modesti. Più l’emittente.  di questi titoli è ritenuto capace di far fronte agli impegni presi, cioè pagare gli interessi e restituire la somma presa a prestito, meno l’investitore chiederà a titolo di interessi. Se la percezione del rischio aumenta, naturalmente l’investitore chiederà più interesse per comprare i titoli di stato, quindi lo Stato dovrà pagare di più ma solo sulle emissioni  nuove, vale a dire sui nuovi titoli emessi  che vanno a rinnovare il debito in scadenza. Per il 2012, ad esempio, il debito da rinnovare sarà di circa 300 miliardi di euro; l’aumento del tasso d’interesse dell’ 1% comporterà una spesa aggiuntiva per interessi di 3 miliardi di euro all’anno. Se un’ obbligazione di nuova emissione costa 100 e dà un interesse del 7%, allora tutti venderanno le obbligazioni già emesse, che davano un interesse poniamo del 4%, per comprare le nuove, fino a quando il rendimento non sarà stato eguagliato e cioè quando il prezzo delle vecchie obbligazioni sarà sceso intorno a 70. Nella realtà poi è la vendita dei titoli in circolazione a determinare il rendimento per le nuove emissioni, come sta accadendo in questi mesi.

Ritornando allo spread, quindi, esso è definito come la differenza tra il rendimento dei titoli tedeschi, con scadenza decennale, e il rendimento dei titoli italiani con pari scadenza. Come si calcola: prima si prende un Btp a 10 anni e si calcola il rendimento a scadenza, poi si prende un Bund a 10 anni ( stessa lunghezza temporale ) e si calcola il rendimento a scadenza, infine si calcola la differenza tra i due rendimenti. Lo spread è la differenza tra i due rendimenti.

Ma siamo proprio certi che questa differenza sia capace di misurare il rischio Paese, in questo caso il rischio Italia ??

Alla fine di luglio lo spread viaggiava intorno ai 200 punti e le voci sul default dell’Italia iniziavano lentamente ad affacciarsi. Il bund decennale aveva un rendimento che si aggirava intorno al 2,7% mentre il btp decennale dava un rendimento di circa il 4,5%.  In un paio di mesi la situazione è precipitata, l’insolvenza dello Stato italiano sembrava essere diventata una minaccia reale e molti misuravano il punto di non ritorno attraverso lo spread. Si sosteneva, ad esempio, che 500 punti di spread fossero insostenibili e che bisognava assolutamente intervenire. Si è misurata addirittura la capacità o meglio l’incapacità del governo in carica in termini di punti spread; è stato spessissimo strumentalizzato dai politici per enfatizzare il momento drammatico; appariva su tutti i titoli dei telegiornali che, unito alle sigle spesso degne di un film dell’orrore, faceva impennare l’audience; e nei talk-show politici ha tenuto banco per molto tempo quando i litigi e le risse mediatiche dei politici sono venute meno e i conduttori non avevano altri mezzi per aumentare lo share.

Perché parlo al passato? Da qualche settimana è accaduto che la crisi è diventata reale non solo per l’Italia ma per tutta l’area euro, compresa Francia e Germania, che fino a poco prima giocavano a fare i professori con gli alunni! Il mio modestissimo parere è che la speculazione internazionale, fiutando il grosso affare del tonfo dell’euro, ha tentato di imprimere un’accelerazione alla crisi buttando benzina sul fuoco.

La prima avvisaglia sul fatto che ormai la crisi fosse “europea” si è avuta con l’aumento degli spread di tutti gli altri paesi europei, primo fra tutti la Francia, ed è culminata con il fallimento dell’asta tedesca del 24 Novembre in cui sono stati collocati solo 3,6 miliardi contro i 6 offerti, con rendimento di poco sotto il 2%. Questo ha generato un putiferio sul  mercato e anche il bund ne ha risentito innescando una serie di vendite che ha fatto scendere il prezzo e quindi innalzare il rendimento. La discesa del bund, quindi, ha dato ossigeno allo spread che ha cominciato a rientrare verso livelli, a detta di molti, meno preoccupanti.

Ma come ? La crisi si allarga, anche la Germania (baluardo d’Europa) rischia di essere trascinata e tutti gioiscono perché lo spread si riduce? Attualmente lo spread si è attestato intorno ai 470 punti, un abisso rispetto ai 575 punti toccati nel mercoledì nero, ma per l’Italia nulla è cambiato, il rendimento del decennale continua ad essere intorno al 7% e i titoli a breve hanno rendimenti superiori a quelli a lunga (situazione pericolosissima denominata “inversione della curva dei rendimenti”) .

Ma allora cosa misura lo spread, che termometro è se la febbre è sempre altissima, ma la temperatura  scende progressivamente? Il dubbio sul fatto che sia stato creato come strumento ad hoc per speculare sulla crisi, dal punto di vista politico ed economico, viene spontaneo.

Soprattutto viene da chiedersi perché debba esistere , all’interno di una comunità, un divario così ampio tra i vari membri. I vantaggi di una comunità, a qualsiasi livello, devono essere per tutti altrimenti viene meno il senso dello “stare insieme”. E stare insieme vuol dire condividere sicuramente gli aspetti positivi ma a maggior ragione darsi una mano in momenti difficili o aiutare chi è in difficoltà. Penso risulti difficile a tutti pensare ad una famiglia in cui il padre mangia caviale e beve champagne e il figlio va in giro con le scarpe rotte . Perché un paese come la Germania, principale membro della comunità europea, deve finanziarsi al 2% approfittando anche della crisi di fiducia che gli altri membri subiscono e altri paesi della stessa comunità devono pagare l’8%  ? Perché tutti i membri devono trovarsi a rincorrere il più bravo ed essere costretti ad adeguarsi invece di convergere verso la media ? Perché non si possono prendere misure che aiutino i meno “abbienti” anche se questo comporta una piccola rinuncia da parte dei più facoltosi?

Mi riferisco qui alle misure ventilate e mai discusse seriamente come ad esempio gli eurobond, la modifica del trattato per permettere alla BCE di acquistare titoli di stato, all’immissione di moneta ecc. Tutte queste misure hanno incontrato sempre il veto della Germania che guardando ad un palmo dal proprio naso non vede la necessità o teme di peggiorare la sua condizione. E’ proprio vero che è molto più facile togliere un euro a chi non ha nulla che un centesimo a chi ha tanto! Credo che questa bomba ad orologeria confezionata negli stati Uniti è stata sapientemente appoggiata nelle mani dell’Europa , consapevoli del fatto che l’incertezza politica ed economica ne avrebbe impedito il respingimento . E così ci ritroviamo  in casa una crisi nata e cresciuta altrove e che come dilettanti non abbiamo saputo fronteggiare . Se avessimo salvato la Grecia in 24 ore, sborsando “appena” 300 miliardi di euro forse il conto sarebbe stato meno salato. Emblematico è il provvedimento adottato dalle sei più importanti banche centrali, guidate dalla Bce e dalla Federal Reserve, che hanno lanciato pochi giorni fa un'azione congiunta per fornire liquidità in dollari a basso costo alle banche europee, le quali stanno incontrando enormi difficoltà ad approvvigionarsi in valuta. Questo segnale ha iniettato un po’ di fiducia nelle vene dei mercati spingendo le borse al rialzo. Concludendo quindi col dire che lo spread non è un buon termometro per la crisi nonostante abbia il potere di far salire l’audience, di far cadere governi, di far accettare manovre finanziarie costosissime, ci auguriamo che almeno possa contribuire a rafforzarci politicamente ed economicamente.

Per gli appassionati di trading, invece. questa situazione sembra essere propizia per una strategia sul bund o meglio ancora sullo spread stesso. Considerato che i rendimenti sul btp ormai hanno raggiunto livelli massimi e considerato la corsa del bund, gli scenari possono essere due: o si salva la baracca, e allora i rendimenti devono convergere, oppure l’euro salta e allora il mercato non si accontenterà più dei rendimenti sotto l’inflazione offerti dal bund.

Quindi si potrebbe andare lunghi sui Btp e corti sul Bund , sfruttando strumenti come gli etf (ce ne sono diversi anche su Borsaitaliana, anche a leva) o i futures (entrambi sono quotati sull’eurex tedesco).

Per chi opera in derivati, considerando che il future sul bund, ai prezzi attuali di 136, sconta un rendimento dell’ 1.9% circa ,quindi già molto basso e che se arrivasse a 145 il rendimento sarebbe di circa 1% ,e  confidando sull’innalzamento dei rendimenti e quindi sulla discesa del prezzo si potrebbe optare per una strategia tipo “covered put” e cioè vendita di una put coperta, vendendo la put e vendendo il future.. Vendendo la put 136, magari scadenza febbraio 2012 si incassano circa 5000€ e  quindi si è coperti sul future corto fino a 141. Se a scadenza il bund è sotto 136 si incassa il premio di 5000€ mentre se andrà a 141 saremo in pari. Oltre 141 si va in perdita di € 1000 ogni “figura” , ma si può sempre rollare la posizione rivendendo una nuova put con scadenza successiva. Il margine richiesto per questa strategià è indicativamente di 3500€ .

 

Fonte: Marco Rossi - http://www.finanzaeinvestimenti.it - 6 dicembre 2011

Tag(s) : #SIGNORAGGIO BANCARIO E DEBITO PUBBLICO
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